Se gli intellettuali si mobilitano

L’Europa populista

Sorpresi ancora una volta dal voto americano l’intellighentsja europea si mobilita. “E’ tempo di agire” scrivono in un manifesto Cohn -Bendit, Saviano e Wim Wenders, insieme a tanti altri di buoni sentimenti. Gli strenui sostenitori della ragione che prevale sugli istinti, lanciano il loro guanto di sfida. La loro analisi sociologica e politica è corretta, per carità e la loro ambizione di contrastare il populismo lodevolissima. L’unica cosa dimenticata è il ruolo dei governi nazionali, per cui tutti partecipano all’Unione europea e tutti sono a rischio, non perché aumentino le diseguaglianze, anche i ricconi come si vede contestano i loro governi, ma perché mancano i risultati. I governi europei negli ultimi vent’anni si sono dimenticati di una domanda essenziale, quella posta da Margaret Thatcher, che del resto l’Europa l’amava molto poco, ovvero che cosa ci stiamo a fare se non per risolvere i problemi. Per certi versi solo Angela Merkel è riuscita ad assicurarsi un consenso durevole risolvendo i problemi, oramai sono più di dieci anni di cancellierato, un record per gli standard continentali, ma con la caratteristica che anche a Bruxelles iniziano a pensare che il costo del successo di Angela Merkel lo hanno pagato gli altri Stati europei. Ammesso anche che i governi nazionali cambino marcia da qui alle prossime elezioni politiche nazionali, i nostri intellettuali aumentano la posta sul piatto: “è giunto il momento – sostengono - di lanciare una vera politica estera e di difesa europea”. Non sarà piuttosto che l’abbiamo perso questo momento? Non si è evidenziata sempre di più una frattura sostanziale a riguardo, tale per cui i grandi paesi vogliono fare da soli, o persino alzare barriere per non avere contiguità con vicini ed alleati? “È tempo che l’Unione diventi una grande potenza politica, democratica, culturale, sociale, economica e ambientale”, ora che Polonia e Ungheria sono in mano a forze che rimpiangono le loro esperienze fasciste del secolo scorso? Ma la prova offerta sui migranti da parte dell’Unione europea non solo giustificherebbe la stizza dell’Italia, ma dimostra che i nostri intellettuali non si rendono conto di come si è evoluto il contesto internazionale negli ultimi anni. E’ evidente che all’Unione europea non vogliano affrontare seriamente la questione, altrimenti non sarebbe Medici senza frontiere a dover soccorrere i migranti con la sola marina italiana, come avviene da anni a questa parte. Una analisi scomoda della realtà bisogna pure metterla in conto se non si vuole che il vertice europeo del prossimo 25 marzo, in occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma, non diventi l’occasione per un liberi tutti che sconvolgerebbe quanto si è cercato di costruire dal secondo dopo guerra ad oggi ed in maniera definitiva.

Roma, 18 novembre 2016